Percorso storico per ricordare
Guerra 1915-1918 sul Monte Grappa e Ortigara


Nell’ avvicinarsi al Centenario della Prima Guerra Mondiale (1914-1918) durante la quale il fronte Italiano si svolse e sconvolse il Territorio Veneto, è suggestivo e commovente ripercorrere a piedi in varie tappe il teatro di quella guerra e scoprire dopo quasi cento anni i resti ed i segni lasciati dalla grandiosa battaglia che si svolse lungo alcune centinaia di chilometri
dall’ Adamello fino al Carso Triestino.
Il punto centrale di quell’ epico scontro fu il Massiccio del Grappa che si erge al centro dello schieramento e fu il fulcro delle operazioni nella seconda parte della guerra dopo Caporetto. Tutto il crinale del Massiccio del Grappa che va dalla Val Sugana alla Valle del Piave con un’altitudine di 1400-1700 metri è tuttora segnato da cippi commemorativi e da resti che ci ricordano il sacrificio di tanti soldati che in prima linea, prima dovevano sopravvivere alla freddo feroce dell’ inverno e d’estate alla all’ arsura opprimente, per poi combattere e possibilmente vincere o morire. Partendo da ovest sul Col Moschin dove oltre il baratro della Valsugana il fronte proseguiva nel vicinissimo Altopiano di Asiago, con il Monte Fior, Cima Dodici e l’ Ortigara teatri di altre sanguinose battaglie, una colonna antica romana ci ricorda che il IX Reparto d’assalto Arditi nel giugno del 1918 con una decisa contro offensiva cacciò da quel posto strategico e dai vicini col Fenilon e Fagheron le forze austroungariche che già li avevano occupati. Ogni anno la brigata Folgore IX Reggimento Paracadutisti d’assalto col Moschin, custode della bandiera degli Arditi, si ritrovano sulla cima per ricordare.

 


Col Moschin


Col Fenilon

 


Col Beretta


Trincea sotto la neve

 


Asolone



 


Soldati in trincea


Trincea sul Monte Oro
 


Crateri delle granate sul Monte Asolone


Le vecchie trincee ora fioriscono
 


Ca Tasson dopo la battaglia

Vecchia trincea
 


Commemorazione Cima Grappa


Madonnina del Grappa
 


Sacrario IV Armata Cima Grappa



Era il solstizio d’estate del 1918
ed i narcisi profumati, i ranuncoli gialli, gli azzurri nontiscordardimé
e cento altri fiori rivestivano gli aerei colli del Grappa.
All’ improvviso il canto lugubre della mitraglia cominciò a falciarli
e con loro migliaia di uomini caddero tra quei fiori spezzati
e sangue copioso bagnò quella terra.
L’anno dopo quando tutto era finito,
i fiori spuntarono nuovamente, belli, profumati, innocenti,
come nulla fosse accaduto.
La natura non si era accorta di quella tragedia.
Solo il nostro ricordo ne mantiene la memoria.

Proseguendo lungo il crinale verso cima Grappa che si vede ad est tra boschi e prati, passiamo per il Col Caprile, il col Berretta, l’Asolone, il Monte Pertica dove dei cippi ci ricordano altri sanguinosi scontri e Ca’ Tasson dove rifulse l’eroismo del Capitano degli Arditi, Medaglia d’Oro Ettore Viola. Sulla cima del Monte Grappa nel grande Cimitero Monumentale, riposano i resti di 12615 Soldati Italiani e 10295 Austroungarici che ogni prima domenica di Agosto festa della Madonnina del Grappa protettrice delle Genti Venete, vengono solennemente ricordati con grande partecipazione di popolo e di autorità Italiane e Austro-Ungheresi. Una lunga galleria con feritoie e postazioni ed un museo ci riportano a quei giorni terribili. Dalla sommità la vista spazia a 360 gradi dal lontano Adamello a ovest, dove tra i suoi ghiacciai sopra i 3000 metri si svolsero scontri epici, a nord la Catena del Lagorai e sullo sfondo le cime Dolomitiche dove correva il fronte nella prima parte della guerra, ad est in lontananza le Alpi Giulie ed il Carso dove ci furono innumerevoli sanguinose battaglie, a sud il Piave dove correva l’ultimo fronte dopo la ritirata di Caporetto e la grande pianura veneta con le città di Venezia, Padova, Vicenza che il nemico già vedeva in basso e ne pregustava la rapida conquista. Dalla cima , proseguendo verso est la prima linea correva lungo la dorsale dei Solaroi a quota 1400-1500. Ovunque ci sono i resti di gallerie, postazioni, trincee scavate sulla nuda roccia anche nelle cime vicine per chilometri e chilometri. Nel sentiero che corre lungo la dorsale si rivengono ancora pur arrugginite, schegge di granata, bossoli, cartucciere, elmetti, gavette e di tanto in tanto qualche povero scheletro. Una lapide ed una croce ci ricordano che gli Alpini del Battaglione Feltre, Monte Pavione e Val Cismon nel novembre del 1917 dopo Caporetto, respinsero i primi assalti austroungarici (c’era anche Rommel la futura volpe del deserto).

 


Dorsale dei Solaroi


 


Cippo dei Solaroi

Comando in Galleria
 


La pianura del Grappa

Commemorazione sul Monte Tomba

Camminare sulla cresta dei Solaroi
in una mattina di giugno,
quando l’aria è fresca al punto giusto
ed il sole splende bello alto,
in mezzo ad un tappeto di erbe e fiori,
lungo un sentiero di pietre bianche,
sopra un gruppo di nuvole basse e pigre,
sopra prati con mucche tranquille al pascolo,
e grandi boschi scuri e valli profonde,
sopra fiumi che si perdono lontano nel mare,
e paesi e città della grande pianura,
sullo sfondo montagne ancora coperte di neve,
sembra di trovarsi in Paradiso.
Si fa presto adesso dire Paradiso
mentre un tempo qui era l’ Inferno.
Le pietre bianche che segnano il sentiero
erano rosse del sangue dei caduti
ed i pezzi di granata adesso muti
tagliavano urlando la carne dei soldati.
Non c’è posto per il Paradiso sulla terra.

La linea del fronte proseguiva per Valderoa e lo Spinorcia poi scendeva ad est verso il Monte Pallon, il Monte Tomba ed il Monfenera dove nella battaglia del solstizio del 1918 si batterono i soldati di ben 8 nazioni ( Francia, Belgio, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti,Germania,Austria,Ungheria), che ogni anno vengono doverosamente commemorati. Infine il fronte del Grappa scendendo verso la pianura, a Pederobba si univa al fronte della destra Piave che passava sul Montello e proseguiva fino al mare.

 


Pederobba monumento ai caduti francesi


Cippo che ricorda il primo passaggio del piave, il 26-10-1918,
del primo gruppo franco-italiano preludio della vittoria di vittorio veneto

 


Il Piave dal Grappa


Il Piave con il Grappa

Percorso storico della Guerra 1915-1918
sul Col Campeggia - Monte Grappa
Il recupero ed il percorso delle trincee della Prima Guerra Mondiale sul Col Campeggia-Campo Solagna- Monte Grappa, è stato reso possibile con il lavoro eseguito dall’ Associazione Volontari Antincendi del Comune di Romano d’Ezzelino e del nucleo comunale della Protezione civile , realizzato con il contributo CEE-LEADER II° GAL 3 Azione “ Museo diffuso”. La zona durante le operazioni belliche, rientrava nel settore del IX Corpo d’Armata comandata dal Tenente Generale Emilio de Bono che disponeva di 18 Battaglioni. Nella battaglia del Solstizio del giugno 1918 queste linee erano di difesa e supporto alle spalle di quelle di prima linea del Monte Asolone. Le trincee si sviluppavano per circa 15700 metri con 453 appostamenti per mitragliatrici, da aggiungere ai 14600 metri di camminamenti e 36000 metri di reticolati. Per avere un’ idea dello sforzo logistico gigantesco che venne sostenuto durante la battaglia sul Monte Grappa, serve ricordare che essendo la montagna di origine carsica priva completamente d’acqua, furono pompati con impianti idraulici che a quel tempo erano alquanto primitivi, superando un dislivello di oltre 1000 metri, ben 800 m3 d’acqua al giorno con 100 Chilometri di tubazioni che arrivavano fino alla prima linea, mentre per i rifornimenti rapidi e per le emergenze furono allestite in tutto il massiccio 80 teleferiche con dislivelli anche di 1500 metri.

Postazioni recuperate a Col Campeggia:

 


Trincee




 


In trincea




 


Gallerie




 


Galleria Osservatorio


Osservatorio in galleria

 


Ricovero in galleria


Postazione artiglieria

 


Baracche Ricovero


Resti di baraccamenti

 


Teleferica con ferito


Punto teleferica nella Valle S. Felicita

 


Cimitero di guerra

 


Postazioni e trincee guerra 1915-1918 in zona Casara Andreon quota 1058 - Campo Solagna - Monte Grappa, recuperate a cura dei volontari Associazione Fanti-Vicenza
e Alpini Sezioni Milano-Parma-Vicenza-Venezia.

 


Cartello Recupero


Casara Andreon - Sede Comando Militare
Sullo sfondo il Monte Asolone (quota 1500 - prima linea italiana

 


Obice


Targa

 


Targa


Ricovero

 


Resti di reticolato


Galleria

 


Interno Galleria


Trincea

 


Postazione mitragliatrice


Fucilieri in trincea

 


Vita in trincea


L’ultima neve nei crateri delle bombe sull’Asolone.
Sullo sfondo la cima del Monte Grappa

 


L’ultima neve nei crateri delle bombe sull’Asolone






Tra le trincee, i camminamenti, i crateri delle bombe nei luoghi dove si svolse quella battaglia sul Grappa, ora, come ogni primavera, dopo l’inverno arrivano i primi fiori, poi nei giorni del solstizio d’estate, i giorni della battaglia, un tappeto di fiori ricopre la montagna, a ricordo di chi è caduto.

 





 





 





 





 









Unici superstiti della guerra mondiale 1915-1918

A differenza di chi ha partecipato alla grande guerra ormai tutti scomparsi,
testimoni ancora vivi e vegeti sono alcuni alberi centenari che furono testimoni di quelle battaglie
e che forse hanno impresso nella memoria quei giorni terribili.

 


Antico Castagner dee skeje, menzionato per le ferite ricevute
sul Monte Tomba


Faggio centenario alle pendici del Monte Asolone - Grappa

 


L’ultra secolare Castagner del Balech a Cilladon
sopra Fener lungo in Piave







Ortigara: nel giugno 1917 quando la montagna al massimo della bellezza
con la guerra raggiunse il massimo dell'orrore, tra assalti, ritirate, controassalti nelle aride pietraie della cima dell’ Ortigara tenute e fortificate dagli Austro-Tedeschi e nel sottostante vallone dell’ Agnellizza che separava le posizioni Italiane sul Monte Caldiera dalle linee nemiche, ridotto ad infernale bolgia dantesca,a calvario disumano per i combattenti. Nella notte tra il 9 e il 10 giugno, mentre infuriava un temporale, tra banchi di nebbia che nascondevano gli assalitori, pioggia, fulmini,razzi illuminanti, i cannoni italiani dal Caldiera iniziarono a martellare le posizioni austriache sull’ Ortigara preparando l’assalto degli Alpini e dei Bersaglieri che si sviluppò ad ondate il giorno successivo. Le perdite per gli Italiani furono enormi perché nella desolata Cima dell’ Ortigara a 2000 metri di quota, che gli Italiani dovevano salire allo scoperto, gli Austro Tedeschi erano bel trincerati ad avevano a difesa numerose mitragliatrici, mortai e cannoni. Pur a prezzo di enormi perdite, riuscirono a conquistare la cima ma furono subito martellate da postazioni nemiche più arretrate e sotto un contrattacco austriaco dovettero ritirarsi decimati anche dai gas asfissianti. Lungo la discesa dall’ Ortigara e nella sottostante Vallone dell’ Agnellizza, migliaia di soldati feriti chiedevano aiuto ma era impossibile soccorrerli ed i morti rimanevano insepolti per il continuo martellamento del nemico. Ci fu un nuovo tentativo italiano di conquistare l’Ortigara ma la situazione era ormai talmente confusa ed incontrollabile che il dramma assunse proporzioni bibliche. Dopo una settimana la cima era ritornata in pieno controllo austriaco fino alla fine della guerra. Tutto questo costò la vita a 28.000 soldati Italiani ed 8000 Austro-Tedeschi.
Ora visitando quei luoghi in una quieta giornata d’estate, è impossibile immaginare quel che accadde in quel terribile giugno del 1917. Ogni anno d’estate, molti per commemorare quei caduti salgono l’ Ortigara dove una colonna posta dagli Alpini sulla Cima porta incisa la semplice ma significativa frase “ Per Non Dimenticare “. Poi lo sguardo spazia su una landa desolata posta a 2000 metri dove l’inverno porta temperature polari e d’estate un sole implacabile l’arsura mancando totalmente d’ acqua, un’ enorme sassaia solcata da ruderi di trincee e ricoveri, dove le pietre biancheggianti al sole sembrano ossa umane, un enorme cimitero senza croci perché ogni pietra ha visto il sacrificio dei soldati, con ciuffi d’ erba magra, qualche raro e striminzito fiore di montagna a ricordare i caduti e nessun canto di uccelli, nessun segno di vita esclusa qualche marmotta, e allora ti chiedi come è possibile sacrificare migliaia di vite per un posto simile pur strategico forse, ma che offre solo desolazione.
Se la guerra non è la sublimazione della pazzia umana !

Il grande poeta Ungaretti in poche strofe ci dà in suo ammonimento
“Cessate di uccidere i morti/ Non gridate più, non gridate /Se li volete ancora udire/Se sperate di non perire/Hanno l’impercettibile sussurro/Non fanno più rumore/Del crescere dell’ erba/Lieta dove non passa l’uomo”
e l’altra - SOLDATI- “ Si sta come/d’autunno/sugli alberi/le foglie”,
mentre un Soldato Anonimo scriveva lapidariamente ”Negli anni più belli i giorni più brutti”:

 


La Guerra

 


Ortigara - Trincee austriache a quota 2101
onquistate dai reaprti alpini il 10 giugno 1917


Per non dimenticare

 


La landa desolata da Cima Ortigara




 


Rovine di baraccamenti austriaci


Cimitero Austoungarico a Monte Campigoletti

 


Fiori tra le pietraie




 




Trincee Italiane sul Caldiera

Sante Petrini.